Autobiografia di mio padre by Pachet Pierre

Autobiografia di mio padre by Pachet Pierre

autore:Pachet, Pierre [Pachet, Pierre]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Sorvolerò sui successivi anni degli studi per venire a una serie di eventi che mi pare essenziale. Contestualmente cercherò di racimolare i dettagli più significativi della mia esistenza di quel periodo; ma non vi prometto nulla, a me più che a ogni altro sfugge il controllo della memoria, che ogni giorno di più sento affermarsi come una potenza capricciosa, tenacemente illogica. È possibile che alcuni fatti, se non si saranno dileguati dal racconto, vi figurino fuori dal corretto ordine cronologico. Vale inoltre la pena di ricordare che questa non è un’opera letteraria su un personaggio immaginario, ma un lavoro di autoanalisi, di autoscopia, condotto su un soggetto vivente, o piuttosto morente, che poi è lo stesso.

Crescendo, mia figlia avrebbe scelto prima o poi un giovane a cui legare la propria vita. Era una sorpresa che mi aspettavo, se così si può dire. Speravo anche, più o meno segretamente, che avrebbe segnato l’inizio di una riconciliazione, o per meglio dire – visto che non avevamo mai litigato davvero – di una conciliazione, di un’intesa. L’uomo che avrebbe amato doveva pur somigliarmi in qualcosa, per poco che fosse, perlomeno al giovane padre che ero stato; mi pareva salutare la presenza di un intermediario tra lei e me, una presenza indiscutibile, voluta dalla natura, che avrebbe facilitato i rapporti tra due persone che i legami di sangue tenevano a distanza anziché avvicinare. Aprivo la porta e una conversazione si interrompeva bruscamente: l’ora del confronto non poteva tardare; ma mi sbagliavo, forse sovrapponevo alla realtà i miei desideri e le mie apprensioni, o forse semplicemente la sua scelta si rivelava più ardua di quanto non avessi creduto. Cercai di affrettare il processo, di chiarire le cose prima che fosse troppo tardi, esternai che una ragazza non poteva permettersi troppe esitazioni nella scelta del marito, dal momento che manifestava l’intenzione di sposarsi. Scrivendo mi accorgo per la prima volta dell’aspetto meschino e antiquato di un ammonimento del genere: come se una donna non potesse «farsi la sua vita», come se andasse spinta a qualunque costo verso la futura famiglia. Ma non è questo; senza alcun problema avrei accettato che non scegliesse, se non mi fosse sembrata così inequivocabile la sua volontà di scegliere. Non trovo nulla di scioccante nella vita di una giovane donna libera, tipologia diffusa da tempo nei Paesi avanzati d’Europa, e di cui io stesso avevo conosciuto in gioventù degli esempi rispettabilissimi, a volte addirittura eccezionali per la forza di carattere e la femminilità di cui davano prova. Ma non era tra i miei compiti, per definizione, spingere mia figlia verso quel genere di esistenza: la libertà, ispirata dalla volontà paterna, sarebbe stata solo una sottomissione ancor più odiosa. Finalmente un giorno, al rientro dalle vacanze, mi fu fatto l’annuncio: avrei dovuto ricevere un giovanotto in qualità di pretendente. Ciò che mi dissero di lui era piuttosto incoraggiante: la famiglia era originaria della mia stessa regione, e poi sembrava ci tenesse molto al rispetto e alla salvaguardia dei costumi, della tradizione. Al



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